Il rione Testaccio si distingue dagli altri quartieri storici della città per aver mantenuto nel tempo il suo originario spirito popolare, caratteristico della vera Roma. Il nome deriva dal cosiddetto Monte dei Cocci (testae in latino), la collina artificiale formata con l'accumulo nei secoli dei cocci delle antiche anfore di terracotta usate per il trasporto degli alimenti - soprattutto olio - provenienti dal vicino porto di Ropa Grande sul Tevere e dai numerosi horrea (magazzini) e dal relativo emporium (mercato all'ingrosso) della zona.
Rimase una grande area pianeggiante utilizzata dai romani come campo di giochi, feste, scampagnate e Ottobrate (feste molto popolari dal carattere profano rievocanti gli antichi Baccanali) fino al 1873, quando il primo piano regolatore di Roma Capitale destinò il territorio lungo la via Ostiense ad attività industriali e nella zona di Testaccio furono edificate le abitazioni per gli operai addetti a quelle attività (mattatoio, mercati generali, fabbrica del gas.. .). La presenza di numerose osterie e trattorie è rimasta comunque viva fino ai giorni nostri e la costruzione del mattatoio nel 1890 favorì lo sviluppo di una cucina tipicamente romana a base di "scartin di carne bovina, come trippa, interiora, coda, e uno dei ristoranti più antichi è ancora in attività proprio sulla piazza di fronte all'ex mattatoio.
In due padiglioni dell'ex mattatoio è ubicata la sede secondaria del MACRO, Museo d'arte contemporanea di Roma, denominata Future, dedicata alla sperimentazione, mentre la sede principale del museo si trova nei pressi di Porta pia, nei vecchi stabilimenti della birreria Peroni, recentemente oggetto di un interessante intervento di ampliamento dell'architetto francese Odile Decq.
Nei pressi della piramide di Gaio Cestio e di porta San Paolo si trova il Cimitero acattolico (o Cimitero degli Inglesi), la cui costruzione risale d'incirca al 1738. Vi sono seppelliti i poeti John Keats, Percy Bysshe Shelley, Gregory Corso nonché Antonio Gramsci e Carlo Emilio Gadda.